martedì 15 maggio 2012

About fashion... Il fenomeno Chanel Parte Prima

 
Non è possibile parlare di Gabrielle ( in arte Coco ) Chanel in un solo post.
Ho deciso quindi di iniziare oggi e continuare la settimana prossima.
«Bisogna far sempre in modo che la schiena abbia gioco almeno dieci centimetri: bisogna potersi 
 chinare, giocare a golf, mettersi le scarpe, bisogna poter quindi prendere le misure delle clienti con le braccia incrociate…».  
 Queste parole spiegano pienamente l’idea di moda e di lusso che  madamoiselle  Gabrielle Chanel, in arte Coco, aveva in mente. Ma più che in mente riuscì a renderla reale, diventando e rimanendo il nuovo modello stilistico di riferimento di molte donne. 
La vita di Coco fu molto travagliata.
Gabrielle nacque nel 1883, figlia di un venditore ambulante, orfana di madre, trascorse la sua infanzia ed adolescenza in un convento, nel quale acquisì nozioni di cucito. La vita della giovane sembrava preannunciare un futuro in una modesta situazione provinciale.                                                                                      Ma il suo carattere, la sua genialità e la sua capacità la trasformarono in una indiscussa protagonista della storia del ‘900.                      
All’età di vent’anni aveva già voglia di spiccare il volo, qualcosa dentro di lei le diceva che bisognava essere liberi :"Se sei nato senz'ali, non fare mai nulla per impedire loro di crescere" E così fece: scappò dal convento.
 La fatica non le fece mai paura: lavorava in un prestigioso negozio di stoffe, nel tempo libero si esibiva in dei locali. 


Ed è qui che la fortuna l’ha assistita: conobbe un giovane di nome Etienne Balsan, erede di una dinastia di industrie, che divenne successivamente il suo amante. Ma soprattutto riuscì ad entrare nella socialitè europea in quanto Balsan la invita a trasferirsi nella sua tenuta di Royallieu. E li Coco scoprì i piaceri della vita, ma non solo: conosce l’uomo  che sarà l’unico grande amore della sua vita". 
 Fu Arthur Boy Capel, un ricco industriale con cui non si sposò mai, ma che l’aiutò ad aprire la sua boutique in Rue Cambon al numero 31.
 Nelle feste che Balsan organizzava, Gabrielle guardava con celata ironia all’abbigliamento e ai buffi cappelli pieni di cianfrusaglie che le donne portavano con molta goffaggine.
(Per gustare a pieno la sua vita vi consiglio di vedere il film del 2008 diretto da Anna fontaine  di seguito il trailer italiano). 



Nel 1908 la carriera di Chanel inizia come disegnatrice di cappelli e apre un negozio. 
E nel 1916 inizia a confezionare anche abiti per le proprie clienti, impazienti di indossarli.
Siamo negli anni ’20, quando Chanel imponendo il proprio dikta: stravolge profondamente il modo di rappresentare la moda degli altri sarti.  
Lei stessa avrebbe poi detto: “Finiva un mondo, un altro stava per nascere. Io stavo là; si presentò un’opportunità, la presi. Avevo l’età di quel secolo nuovo che si rivolse dunque a me per l’espressione del suo guardaroba. Occorreva semplicità, comodità, nitidezza: gli offrii tutto questo a sua insaputa”.
Il negozio Chanel
 
La silhouette creata da Chanel ha senza dubbio segnato il suo tempo.
Concependo il suo look a partire dallo stock di segni che ha potuto crearsi a seconda dei suoi incontri e delle sue passioni, Chanel rifiuta nella moda femminile dell’epoca tutto ciò che non rispondeva ad una autentica funzione dell’abbigliamento: camminare portare, lavorare…
Per Chanel, l’abito deve servire : deve essere pratico e confortevole
“ Lavoravo per una nuova società. Fino a quel momento avevo vestito donne inutili, oziose, donne a cui le cameriere dovevano infilare le maniche; invece,avevo ormai una clientela di donne attive,una donna attiva ha bisogno di sentirsi a suo agio  nel proprio vestito. Bisogna potersi rimboccare le maniche”.
L’etoile della moda voleva la donna libera ed indipendente dagli uomini, la donna rivoluzionari e combattiva.
La sua donna era elegante anche senza accessori fastosi o corsetti.
Il  total look di Chanel rappresenta la conquista della propria libertà individuale: « Ho inventato l’abito da sport per me, non perché le altre donne facevano sport, ma perché io lo facevo. Non sono uscita perché avevo bisogno di creare la moda, ho creato la moda giustamente perché uscivo, perché per prima, ho vissuto la vita del secolo».
Le donne iniziano a praticare gli sport, a viaggiare e che non 
volevano rinunciare alla sensualità esigendo la praticità dell’abito.
 
Continua la prossima settimana...






















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